La vita del filosofo:
Nasce a Danzica nel 1788
Viaggia molto nella sua vita.
Studia presso l'università di Gottinga.
La sua formazione universitaria: Platone e Kant.
Conobbe Fichte.
Scrisse su Goethe, suo amico.
La sua opera principale è:
Il Mondo come Volontà e Rappresentazione, pubblicata nel Dicembre del 1818.
Viaggia a Roma e a Napoli (come era uso presso gli studiosi dell'epoca:
Grand Tour)
Riceve l'abilitazione per la libera docenza a Berlino (in ogni caso fu un docente dal poco successo, molto mediocre; si racconta che alle sue lezioni non partecipava mai nessuno)
Muore nel 1861.
Solo dopo il 1848, in concomitanza con l'ondata di pessimismo che invase l'Europa, inizio la fortuna letteraria di Schopenhauer.
IL PENSIERO
Schopenhauer riprende i motivi e le teorie di filosofi e correnti precedenti.
da Platone: le idee eterne che non partecipano della caducità del nostro mondo;
da Kant: l'impostazione soggettivistica della teoria del conoscere;
dall'Illuminismo: la considerazione della vita psichica e della vita sensoriale come fatto fisiologico e nervoso;
da Voltaire: lo stile ironici e brillante;
dal Romanticismo: l'irrazionalismo, l'infinito, l'importanza dell'arte e delle musica, il concetto di dolore;
dalle filosofie indiane: il concetto di Sapienza (viene a conoscenza delle filosofie orientali grazie a Frederich Mayer).
Il mondo come Volontà e Rappresentazione; in questa opera Schopenhauer ci dice che il nostro mondo è composto da:
1. Fenomeno, che è la parvenza, l'illusione, il
velo di Maya (metafora che riprende dai testi sacri
Veda e
Purana);
2. Cosa in sé, ovvero tutto ciò che c'è da scoprire, il
noumeno.
Analizziamo il titolo dell'opera:
Volontà: è il mezzo attraverso il quale io accedo alla cosa in sé, con mille sforzi e mille dolori fisici forse riesco a tirar via un pezzetto di quel velo. È chiamata, anche,
volontà di vivere, ed è la radice dell'Io, l'essenza di tutte le cose.
Essa è inconscia (formata dall'impulso dell'energia vitale), è unica (al di fuori dello spazio e del tempo), è incausata e senza scopo (forza libera e cieca che ha, come sua unica meta, solo sé stessa). Essa si concretizza in
archetipi (in tutto e per tutto simili alle idee eterne di Platone) di cui l'uomo conserva solo delle
foto sbiadite ed edulcorate (l'uomo, per questo motivo, è considerato un animale malaticcio)
Rappresentazione: nella sua illusorietà, il Mondo, ci propone una divisione di compiti, da una parte vi è il soggetto rappresentante che tutto conosce senza essere conosciuto, dall'altra l'oggetto rappresentato che è ciò che viene conosciuto.
Ma tutto ciò non è sopportabile per Schopenhauer!
Perché ciò che conosciamo è falso e la volontà è labile!
Il corpo, inoltre, è d'ingombro: manifesto vivente dei nostri insaziabili desideri.
Quindi la vita diventa pura sofferenza poiché volere è desiderare, il desiderio è assenza e l'assenza è dolore estremo.
L'uomo vive in una insoddisfazione perenne: un desiderio appagato non è mai pieno, è elemosina gettata al mendicante che prolunga oggi la sua vita per continuare domani la sofferenza.
Il piacere si configura come cessazione momentanea del dolore, quindi sembra proprio che sia una funzione del dolore stesso.
Alla possibilità di scelta minima (dolore o meno dolore) vi è una terza via (forse ancor più drammatica), si chiama noia:
la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando attraverso l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.
Si tratta della concettualizzazione del pessimismo cosmico: il dolore investe ogni cosa e l'uomo non soffre di più, ne è solo molto più consapevole ( più sai più soffri).
La volontà di vivere è il male del mondo, può anche esser chiamata
amore, lo stimolo più forte alla vita, e ha a che fare con l'accoppiamento. Non c'è amore senza sessualità: esso porta con sé la connotazione della vergogna e dell'osceno perché ha, come fine ultimo, la messa al mondo di altre creature destinate a soffrire.
Come mi libero dal dolore?
Schopenhauer è contro il suicidio: esso è un atto di forte affermazione della volontà stessa (che invece voglio eludere) che non nega la volontà ma solo la vita, fa perire il corpo (la rappresentazione) e non il noumeno (la volontà).
allora esistono altri sollievi a tuuto ciò:
a. ARTE essa è conoscenza libera e disinteressata che si rivolge direttamente alle idee; è catartica poiché ci fa contemplare la vita ponendoci al di sopra della volontà, del dolore e del tempo.
b. MUSICA è l'arte suprema, la più immediata anche se effimera.
c. PIETÀ questa vita ci impone di prenderci cura del prossimo, consigliandoci, così, di tentare il superamento dell'egoismo. Ogni comportamento (etico) sgorga da questo sentimento nobile: io avverto come mie le sofferenze altrui. Nelle
Upanishad esiste la sacra formula
TA TWAN ASI che significa
questo vivente sei tu. La pietà, se viene indirizzata alle migliori azioni, ci conduce a due virtù: la giustizia e la carità (in greco
agape e che Schopenhauer intende come il vero ed unico amore).
d. ASCESI è quell'esperienza per la quale l'individuo cessa di volere la vita e il volere stesso, proponendosi di eliminare il desiderio di esistere, di godere e di volere. La via per l'ascesi è dura e comprende tre passi: la castità perfetta, la povertà, il sacrificio e l'automacerazione. Non bisogna considerare l'ascesi di cui parla Schopenhauer come ascesi cristiana, ma come desiderio di raggiungere il nirvana: l'esperienza del nulla e la negazione del mondo; il nirvana è tutto, è niente, è oceano di pace.
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