giovedì 13 marzo 2014

un passo indietro: Kierkegaard

vita:
nasce a Copenhaghen il 5 Maggio 1813;
crebbe in un ambiente dalla religiosità severa;
si iscrisse alla facoltà di teologia danese che era di stampo hegeliano;
1840: si laurea con una dissertazione dal titolo "Sul concetto di ironia con particolare riguardo a Socrate";
non intraprese la carriera di pastore alla quale la sua laurea lo abilitava;
1841: segue le lezioni di Schelling a Berlino;
si ritira a vita privata e manda a monte il suo fidanzamento con Regina Olsen;
visse nella costante preoccupazione del giudizio altrui;
muore nel 1855.

Eventi che lo segnarono:
Spesso nel suo Diario parla di "un grande terremoto", sconvolgimento di cui non si è ancora compresa la natura;  e cita anche, sempre nel suo Diario, "una scheggia nelle carni", dispiacere che lo assillò per tutta la vita (tanto da fargli ripetere questa frase anche sul letto di morte). Forse questa scheggia è il movente che gli ha impedito di portare a termine il fidanzamento (?) o forse è il nome con cui ha chiamato, per tutta la vita, l'oscura minaccia della costante apatia, o, ancora, è il terrore che lo ha accompagnato ogni giorno impedendolo nelle scelte.
Inoltre egli volle sempre mantenersi a distanza dai suoi libri: pubblicò ogni testo con pseudonimi sempre diversi (tenendosi in un rapporto poetico).

Le Opere:
1843 Enten-Eller (tradotto con Aut-Aut), di cui fa parte Diario di un seduttore;
1843 Timore e Tremore;
1844 Il Concetto dell'Angoscia;
1849 La malattia mortale;
1850 L'esercizio del Cristianesimo;
1855 Discorsi Religiosi.

Il Pensiero:

l'esistenza è possibilità; la possibilità ha un carattere negativo e paralizzante; ogni possibilità è sempre "possibilità che no" oltre che "possibilità che si".
Ogni possibilità che si prospetta è la minaccia dell'angoscia che incombe, egli scriveva "ciò che io sono è un nulla".
A fronte delle possibilità c'è sempre una scelta che incombe, che preme.
Vi sono tre stadi da affrontare nella vita: lo stadio estetico, quello morale o etico, ed un terzo, assai particolare, destinato a pochi o pochissimi, ovvero lo stadio religioso.
Nel primo vi è la vita vissuta attimo dopo attimo, nel piacere estremo (figura di riferimento Don Giovanni); il rovescio della medaglia è però la noia e la ripetizione eterna di cosa già consumate.
Nel secondo vi è la scelta di una vita dedita alla famiglia e al lavoro e la figura di riferimento è il marito, il buon marito, ovvero chi sceglie una volta e sceglie per sempre di procrastinare la propria goduria a favore delle persone che ha accanto.
Il terzo stadio è una via per eletti: solo chi riesce a superare l'etica o la morale comune può accedervi. Il simbolo è Abramo, paradosso religioso per eccellenza, colui che non si sarebbe fatto nessuno scrupolo ad uccidere suo figlio in nome di Dio.

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