COMTE
Auguste
Comte è stato il fondatore del positivismo
francese.
Nacque nel 1798 a Montpellier da una famiglia modesta, “eminentemente
cattolica e monarchica”, fu discepolo e segretario (e in seguito
deciso antagonista) di Saint-Simon, allievo della famosa École
Polytechnique. Ebbe sufficiente dimestichezza con la matematica; fu
il padre ufficiale della sociologia, e l’esponente, per certi
aspetti, più rappresentativo dell’indirizzo di pensiero
positivistico nel suo complesso.
Questo scrive Comte del suo
itinerario morale ed intellettuale:
“Avevo già compiuto i
quattordici anni che già provavo il bisogno fondamentale di una
rigenerazione universale, a un tempo politica e filosofica, sotto
l’attivo impulso della salutare crisi rivoluzionaria la cui fase
principale aveva preceduto la mia nascita. La luminosa influenza di
una iniziazione matematica avuta in famiglia, felicemente sviluppata
all’École Polytechnique, mi fece istintivamente presentire la sola
via intellettuale che poteva realmente condurre a questo grande
rinnovamento”. E aggiunge che fu nel 1822 che egli ebbe chiaro il
suo progetto filosofico “sotto la costante ispirazione della mia
grande legge relativa all’insieme dell’evoluzione umana,
individuale e collettiva”: la legge dei tre stadi.
Si tratta
della legge secondo la quale l’umanità, al pari della psiche dei
singoli uomini, passa attraverso tre stadi:
a) quello
teologico;
b) quello metafisico;
c) quello positivo.
Scrisse
Comte nel Corso di filosofia positiva: “Studiando lo sviluppo
dell’intelligenza
umana
[…] dal suo primo manifestarsi ad oggi, io credo di aver scoperto
una grande legge fondamentale […]. Questa legge consiste in ciò:
che ciascuna delle nostre concezioni principali, ciascun ramo delle
nostre conoscenze passa necessariamente per tre stadi teorici
differenti: lo stadio teologico, o fittizio; lo stadio metafisico, o
astratto; lo stadio scientifico, o positivo […]. Di qui tre tipi di
filosofia,
o di sistemi concettuali generali, sull’insieme dei fenomeni, che
si escludono reciprocamente. Il primo è un punto di partenza
necessario dell’intelligenza umana; il terzo è il suo stato fisso
e definitivo; il secondo è unicamente destinato a servire come tappa
di transizione”.a)
Nello stadio teologico i fenomeni vengono visti come “prodotti
dell’azione diretta e continua di agenti soprannaturali, più o
meno numerosi”; la spiegazione di eventi è affidata alla divinità
e il periodo in cui rimase in vigore questo tipo di stadio è quello
del medioevo;b)
nello stadio metafisico essi vengono spiegati ad opera di essenze,
idee o forze astratte (i corpi si unirebbero grazie alla “simpatia”;
le piante crescerebbero a causa della presenza dell’”anima
vegetativa”; l’oppio- come ironizzava Molière
-
addormenta perché possiede la “virtù soporifera”);
la
spiegazione degli eventi è quindi affidata alla ricerca di un
principio esterno (l’assoluto,
la volontà) e si riferiscono al periodo dell’Illuminismo
e
del Romanticismo;c)
è soltanto “nello stadio positivo, che lo spirito umano,
riconoscendo l’impossibilità di ottenere conoscenze assolute,
rinuncia a domandarsi qual sia l’origine e il destino
dell’universo, quali siano le cause intime dei fenomeni, per
cercare soltanto di scoprire, con l’uso ben combinato del
ragionamento e dell’osservazione, le loro leggi effettive, cioè le
loro relazioni invariabili di successione e di somiglianza”; quello
che più interessa nel periodo del Positivismo non è il vero
metafisico, bensì è la verificabilità dei fenomeni: bisogna
ricercare una legge che verifichi i fatti, perché se il fenomeno è
ripetitivo significa che è anche vero. La verificabilità non va
confusa con la veridicità, che si rifà alla verità, tenendo
presente sempre che la verità assoluta non esiste se non come
utopia.
Tale, dunque, è la legge dei tre stadi, il concetto chiave
della filosofia di Comte. Legge che troverebbe conferma sia nello
sviluppo dei singoli (ogni uomo è teologo nella sua infanzia, è
metafisico nella giovinezza; è fisico nella sua maturità), sia
nella storia degli uomini.
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