domenica 27 ottobre 2013

Fichte: perché l'idealismo; teoria della conoscenza; dottrina morale; filosofia politica

1.Perché l'Idealismo
La filosofia può avere due filoni: la prima via è la scelta dell'idealismo, la seconda via è la scelta del dogmatismo.
L'Idealismo  punta sull'Io astraendo dalla cosa e parte dal soggetto per arrivare all'oggetto: si parte dall'Io o dal soggetto per poi spiegare, su questa base, la cosa o l'oggetto (l'Idealismo è la filosofia della libertà e rispecchia un temperamento attivo).
Il Dogmatismo punta sulla cosa astraendo dall'Io e parte dall'oggetto per arrivare al soggetto (è la filosofia della necessità e risèecchia un temperamento passivo).
Cosa si evince?
Una superiorità etica e teoretica dell'Idealismo.


2.La teoria della conoscenza
Per conoscenza Fichte intende l'azione del non-io sull'io. Egli si proclama realista e idealista al tempo stesso: realista perché ammette un'influenza del non-io sull'io; idealista perché ritiene che il non-io sia un prodotto dell'io.

L'Ideal-realismo è caratterizzato dalla conoscenza che è già un'azione del non-io sull'io empirico (=realismo) e dall'affermazione che il non-io, a sua volta, è già una creazione dell'Io e dell'immaginazione (=idealismo).
L'Ideal-realismo si avvale dell'Immaginazione produttiva: ricordiamo che per Kant l'immaginazione produttiva era quella attività a priori che forniva le condizioni formali dell'esperienza schematizzando il tempo secondo le varie categorie; per Fichte, invece, l'immaginazione produttiva è quell'atto inconscio attraverso cui l'Io pone, o crea, il non-io, ovvero il mondo oggettivo di cui l'io finito ha coscienza.

La conoscenza è fruibile attraverso delle tappe (o gradi); si parte dallo step più infimo:
1. sensazione: registrazione del dato;
2. intuizione: coordinamento spazio-temporale dei dati;
3. intelletto: categorizzazione della molteplicità spazio-temporale;
4. giudizio: articolazione della sintesi intellettiva;
5. ragione: astrazione dagli oggetti in generale.


3.La dottrina morale
Abbiamo visto che esiste una logica idealista, una gnoseologia idealista, ora passiamo alla morale idealista.
Così come Kant anche Fichte esprime il primato della Ragion Pratica su tutto: ricordiamo che Kant aveva affermato che la morale ci dà, sotto forma di postulati, ciò che la scienza ci nega (libertà, immortalità e Dio). Fichte, per primato della Ragion Pratica, invece, il fatto che la conoscenza e l'oggetto della conoscenza esistono solo in funzione dell'agire.

L'Idealismo etico è una teoria che ruota intorno all'assunzione dell'Io che determina il non-io mediante la libertà e il dovere, il quale si realizza come compito morale infinito o come sforzo mai concluso di spiritualizzazione del mondo.


Quale è il fine ultimo dell'uomo? Farsi liberi e rendere liberi gli altri in vista della compleata unificazione del genere umano.

Chi può aiutare in vista di questo scopo? I Dotti: persone pubbliche con precise responsabilità sociali, essi devono farsi maestri ed educatori della società.


4. La filosofia politica
Il pensiero politico di Fichte si articola in due fasi:
- Nella prima fase, lo Stato è liberale e si fa garante solamente dei diritti naturali degli uomini.
- Nella seconda fase, lo Stato diventa più autoritario e regola anche la vita degli uomini, non in grado di gestirsi autonomamente in maniera positiva. (si parla di involuzione totalitaristica del pensiero del filosofo)
La stessa concezione dell’Io di Fichte cambia.
Nelle varie edizioni de “La Dottrina della Scienza” si nota una svolta dall’Io immanente e storico a Dio. Nella prima edizione si afferma l’immanentismo idealista per cui l’uomo realizzando la sua spiritualità diventa divino; ma nelle edizioni seguenti, se la storia mette questo in discussione, anche per Fichte è più logico parlare di un Dio al di là dello sforzo morale individuale.
I due cambiamenti, dall’ottimismo liberale alla necessitò di uno Stato forte, e dall’idealismo etico a una concezione più religiosa/trascendentale, sono da considerarsi legati assieme, perché entrambi influenzanti dai cambiamenti storici vissuti da Fichte. Entrambi sono riconducibili alla data del 1800.
1794 Lezioni sulla missione del dotto
- Fichte attribuisce ai “dotti” la missione di educare l’umanità. L’umanità deve far trionfare lo spirito sulla materia attraverso la cultura. (≠ da Schelling che promuoveva invece come mezzo la bellezza).
Se la cultura ha questo ruolo, la moralità non è però un fatto meramente intenzionale come in Kant  (ovvero non si basa soltanto sul rispetto o non rispetto della legge morale). Negli idealisti la moralità diventa azione, e essendo tale, non  riguarda più l’individuo, ma è dialettica, interessa cioè il rapporto tra Io ed altro Io, chiamati a costruire una comunità morale.
Per il momento, Fiche dice kantianamente che lo Stato deve garantire i diritti naturali esteriori (vita, libertà fisica di movimento, di espressioni e proprietà), perché senza la tutela dello Stato gli individui non potrebbero realizzare una comunità sempre più orientata verso lo spirito.
1796 Fondamenti del diritto naturale
- iniziano a sorgere i primi dubbi e emerge la domanda se questo progresso attraverso la cultura sia spontaneo o serva l’intervento dello Stato.
1800 Stato Commerciale Chiuso
- nell’analisi del rapporto tra politica e economia, Fichte ha la sua svolta politica.  Lo Stato liberale dovrebbe infatti restare fuori dal campo economico ma in quest’opera Fiche invece gli dà il compito di regolare l’economia. Fichte non abolisce però la proprietà privata ma promuove lo Stato come garante dei diritti sociali e come regolatore della produzione e distribuzione della ricchezza. Altresì, non vuole eliminare la disuguaglianza ma eliminare gli eccessi di disuguaglianza –  in Fichte l’idea di Stato Liberale è diventata così quella di Stato Autarchico perché lo Stato è chiuso e mira all’autosufficienza.
1806 Dopo la sconfitta di Jena, nei “Discorsi alla nazione tedesca”, scritti sotto censura, Fichte fa un appello alla nazione tedesca affinché si faccia guida spirituale dell’umanità, essendo per tradizione la nazione più spirituale dai tempi di Lutero, Leibniz e Kant. Viene inoltre espressa l’importanza della lingua tedesca che è espressione dell’identità tedesca, non contaminata. Ci sono accenni anche all’ URFOLK, al popolo originario non contaminato. Non si parla però di supremazia militare o politica ma si invita a far rinascere il senso di identità che Napoleone III aveva cancellato.
L’educazione nazionale dovrà abolire la differenza fra il popolo e la classe colta e dovrà riconoscere il lavoro come sua sola legge e l’ingegno e la virtù come fondamento di vera nobiltà.

OSSERVAZIONE : Gli idealisti si erano così posti un problema attuale – cioè armonizzare l’interesse individuale con quello del bene della comunità quando quello individuale è poco preoccupato del bene comune.




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