mercoledì 16 ottobre 2013

I Postulati della Ragion Pratica

Si dice Postulato quel presupposto pratico che non amplia la conoscenza speculativa ma che dà alle idee della ragione speculativa una realtà oggettiva, autorizzando, perciò, la possibilità di alcuni concetti.

I Postulati vanno ammessi per spiegare la legge morale, se non li spiegassimo non potremmo ammettere la legge morale; quindi, dato che la morale è un fatto innegabile, i Postulati vanno oggettivati.
I Postulati sono tre:
1. La Libertà: condizione base della legge morale;
2. Esistenza di Dio: la legge morale mi comanda di essere virtuoso (di persegiuire il Bene), quindi sono degno di essere felice; si postula l'esistenza di Dio perché si ha la necessita di far corrispondere, in un altro mondo (meritocratico), quella felicità che compete all'agire secondo sostanza (con sostanza leggi merito; ribadiamo che tutto ciò non è realizzabile in questo mondo). Il Sommo Bene (=Dio) è la coincidenza, in Kant, di virtù e felicità ed è una coincidenza di cui non si può far affatto esperienza nel sensibile. Affinché il comando della ragione abbia senso bisogna supporre/ammettere una remunerazione in un'altra vita (si procrastina la vita sensibile in virtù di una vita futura) da parte di chi è considerato il Sommo Bene sussistente (=Dio).
Ciò non significa che la Ragion Pratica può dimostrare l'esistenza di Dio, piuttosto indica che la Ragion Pratica SUPPONE poi POSTULA dunque AMMETTE l'esistenza di Dio.
3. Immortalità dell'uomo: si tratta di un processo continuo di ricerca umana- non accessibile in questo mondo- ed è richiesta per avvicinarsi sempre di più alla perfetta adeguatezza della volontà alla legge morale. La santità è la figura suprema del raggiungimento di tale perfetta adeguazione.


Kant ha, dunque, riconosciuto due facoltà:
l'Intelletto che è la facoltà consocitiva teoretica e che domina la ragion pura, la quale non può rappresentarsi (e rappresentarci) gli oggetti come sono in sé ma solo come fenomeni.
La Ragione, facoltà pratica, la quale ha la possibilità (e tutte le condizioni necessarie) per rappresentare gli oggetti come cose in sé (soprasensibili), non potendo conoscerli teoreticamente, e darli come esistenti solo nella realtà pratica.
Fra il mondo della Ragion Pura (=la realtà come appare allo spirito umano) e il mondo della Ragion Pratica (=il mondo che ci viene dato in quanto soggetti morali) esiste un abisso immenso.

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