La ragion pratica è la capacità di determinare la volontà e l'azione morale senza l'ausilio della sensibilità.
Lo scopo del trattato è criticare la ragion pratica, la quale pretende di restare sempre legata solo all'esperienza.
Infatti la ragion pratica empirica non può determinare la volontà da sola; con la seconda critica Kant recupera il concetto di noumeno (fino ad ora ancora non ben definito) che è inaccessibile teoreticamente ma accessibile praticamente.
La tesi di base della seconda Critica è la seguente: il fondamento dell'etica è una legge morale universale, essendo un fatto proprio della ragione.
Dunque in cosa consiste la legge morale?
1. La legge morale è universale=non può essere desunta dall'esperienza in quanto a priori; la ragione è sufficiente da sola- senza impulsi sensibili- a muovere la volontà.
2. La legge morale è razionale=deve valere per l'uomo in quanto essere ragionevole e non solo perché contenuta dalla ragione.
3. La legge morale non è una esigenza che l'uomo segue per necessità, essa è piuttosto un imperativo, una necessità oggettiva dell'azione; la legge morale è un principio che deve essere valido per tutti. Vi sono due tipi di imperativi:
3a. Imperativi ipotetici: subordinano il comando dell'azione da compiere al conseguimento di uno scopo. Tali imperativi sono oggettivi solo per coloro che si propongono quel fine; da tali imperativi derivano l'edonismo e l'utilitarismo.
3b. Imperativi categorici: comandano l'azione in sé stessa. La norma morale deve essere un imperativo categorico poiché la tendenza a perseguire un fine deve essere comandata, necessariamente, da una legge morale.
Da qui l'espressione kantiana: Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale.
La nostra moralità è dettata dal principio per cui desideriamo determinate cose, ma il principio della moralità non è il contenuto ma la forma (per questo motivo si parla di formalismo kantiano).
4. La legge morale non è solo un imperativo categorico poiché la sua forma di legge è l'universalità (devi perché devi).
5. Il Bene è ciò che è comandato dalla legge morale. La legge morale non dice "fai il bene" ma "segui la legge morale". Non è morale ciò che si fa ma l'intenzione con cui lo si fa. La legge morale è morale perché mi comanda in quanto legge.
6. La legge morale ha valore per sé stessa: la volontà è autonoma, dà a sé la sua legge. Vi è assoluta autonomia nell'autodeterminarsi della legge morale; l'unico principio della legge morale consiste nell'indipendenza da ogni materia (contenuto) morale.
7. Chiunque debba fare una cosa dovrebbe poterla fare; se devi, dunque, puoi, se puoi è perché devi: darsi un dovere implica libertà. La libertà è la condizione per cui è possibile ogni imperativo categorico.
8. La libertà è postulata dal carattere formale della legge: prima conosciamo la legge morale poi inferiamo da essa la libertà come suo fondamento.
La legge morale è ratio cognoscendi della libertà;
la libertà è ratio essendi della legge morale.
9. Nella seconda Critica avviene il recupero del noumeno che sfuggiva alla ragion pura: mentre nel mondo sensibile il noumenico era presente solo come esigenza ideale (come uso regolativo della ragione, infatti Anima, Mondo e Dio erano, per l'intelletto, solo delle direzioni di ricerca), nel mondo della moralità la cosa in sé viene analizzata a partire dai postulati della ragion pratica.
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